Le velocità differenti tra BCE e FED riguardo alla fine degli stimoli economici, ha fatto imboccare all’euro la via della discesa.
La valuta unica si è deprezzata rispetto al biglietto verde, al punto che il cambio EURUSD è al di sotto di 1,16 dollari, toccando il livello più debole da luglio 2020.
Durante il “Forum delle banche centrali”, la presidente della BCE Christine Lagarde ha detto che occorre pazienza prima di procedere a un inasprimento della politica monetaria, ribadendo che le fiammate dell’inflazione sono in gran parte temporanee (venerdì è stato reso noto che il CPI è salito a 3,4%, oltre le aspettative).
Invece sul versante americano, Jerome Powell ha dichiarato che la Fed potrebbe iniziare a ridurre gli acquisti di asset a novembre, mentre i mercati si aspettano che la stretta sui tassi ci sarà già il prossimo anno.
I segnali accomodanti inviati dalla BCE, contrapposti alla prospettiva di una FED che sta per diventare più aggressiva, ha dato slancio al dollaro e indebolito l’euro.
Nell’ultima settimana la valuta unica ha perso un ulteriore 1% rispetto al biglietto verde (EURUSD), che diventa 2,3% se consideriamo l’ultimo mese.
Ma la debolezza relativa rispetto al dollaro non è la sola ragione che ha spinto al ribasso l’euro.
Va infatti precisato che la marcia della moneta comunitaria è stata blanda nei confronti di tutte le valute principali. Nell’ultima settimana ha perso 0,14% rispetto alla sterlina (EURGBP), lo 0,80% rispetto allo Yen (EURJPY), 0,42% sul franco svizzero (EUCHF), ed ha perso quota anche contro il dollaro canadese, neozelandese e australiano.
Sono le condizioni intrinseche della eurozona a innescare maggiore prudenza, perché le prospettive di crescita si sono più offuscate. Lo dimostra anche il dato sul PMI manifatturiero che si è attestato a 58,6 a settembre, in notevole calo rispetto al 61,4 visto ad agosto e al minimo da febbraio.