Di fronte ad una inflazione alta, la Federal Reserve sceglie la via della gradualità, evitando un cambiamento drastico alla politica monetaria.
Come da attese, la banca centrale Usa accelererà ulteriormente il tapering. Se a novembre aveva cominciato con una riduzione di 15 miliardi di dollari al mese, ora la riduzione diventerà di 30 miliardi al mese, per concludere l’inter a marzo quando raggiungeranno quota zero.
Riguardo ai tassi, la FED dice che rimarranno allo 0-0,25% fino a che la disoccupazione non tornerà a livelli coerenti con la definizione – non esplicitata però in un target, un obiettivo – di massima occupazione. Tuttavia i “dots” pronosticano ben 3 rialzi nel 2022, fino allo 0,75-1%, contro lo 0.25% di settembre. Per il 2023 si passa all’1,5-1,75 dal precedente 1%, e per il 2024 al 2-2,25% dall’1.75%.
Il presidente Powell ha spiegato: «L’economia fa rapidi progressi. L’inflazione però ha un impatto reale sulla vita delle persone e useremo tutti i nostri strumenti per contenerla».
Dopo il meeting della FED, l’indice del dollaro USA è salito fino a sfiorare quota 97, avvicinandosi al massimo di 16 mesi toccato a novembre.
Il cambio EurUsd resta sotto la soglia di 1,13, mentre il rendimento dei Treasuries a 10 anni è salito all’1,46%.