Con un paio di balzi, l’euro riesce a riaffacciarsi dopo due mesi oltre la soglia di 1,14 rispetto al dollaro. La valuta unica approfitta del dato sull’inflazione a stelle e strisce per guadagnare terreno, malgrado la BCE abbia conservato una retorica più soft rispetto alla FED statunitense.
Più che di spinta verso l’euro, a pesare sul cambio EURUSD è la frenata del dollaro.
Il biglietto verde viene penalizzato dal dato sulla inflazione a stelle e strisce, che ha accelerato al 7%, fissando un nuovo massimo da giugno 1982, ma tutto sommato si è mossa in linea con le aspettative del mercato.
L’indice core è invece salito del 5,5%, il massimo dal 1991 e leggermente al di sopra delle previsioni di mercato.
Questo significa che le forti pressioni inflazionistiche non costringeranno – almeno per ora – la Fed a dover stringere più velocemente di quanto annunciato in precedenza, e non accelererà i discorsi sulle tempistiche per ridurre il bilancio federale.
Il cambio EURUSD sale così oltre 1,14, al livello più forte in 8 settimane e si lascia alle spalle la EMA50, come vediamo sul broker .
La coppia valutaria va inoltre a testare il lato superiore di un rising wedge (cuneo ascendente). Attenzione però, perché questo pattern grafico generalmente è una figura di continuazione del trend ribassista. Occhio quindi alla possibilità che si tratti di un falso breakout.
L’indice del dollaro intanto estende le perdite e scambiare intorno a 95,3 mercoledì, il livello più basso da metà novembre.
Il rendimento dei Treasuries a 10 anni di intanto scende al di sotto dell’1,72%, dopo aver toccato un massimo di 2 anni dell’1,8% all’inizio della settimana.