Dopo aver tagliato i tassi da settembre per 500 punti base, la Banca Centrale Turca stavolta si è presa una pausa dal suo ciclo di allentamento.
Una “pausa“, perché la CBRT ha sottolineato che in futuro i tagli al costo del denaro potrebbero ricominciare.
Intanto nel meeting di oggi l’istituto turco ha lasciato il tasso chiave pronti contro termine a una settimana al 14%. A settembre scorso questo tasso di riferimento era al 19%, ma poi sotto la pressione di Erdogan (che ha pure cacciato tre capi della banca centrale durante la pandemia) sono state effettuate 4 manovre accomodanti di grande entità.
Un mossa senza senso, visto che ha finito per alimentare l’inflazione già esplosiva (che ha raggiunto il 36,08%, contro il 5% fissato come obiettivo dalla banca centrale) e spinto sul baratro la Lira turca.
Di recente la valuta di Ankara ha toccato il nuovo minimo storico sia contro il dollaro che contro l’euro. Per cercare di arginare la svalutazione, il governo Erdogan ha promesso una garanzia statale sui depositi, e questa mossa ha frenato la caduta verticale della moneta.
Si tratta peraltro di una mossa costosissima, come dimostra il fatto che il ministero delle Finanze ha annunciato che 163 miliardi di lire turche sono stati depositati in conti nell’ambito di questo programma.
Intanto il cambio della lira col dollaro (USDTRY) si è stabilizzato attorno a 13,35.
La banca centrale ha annunciato che è in corso la revisione del quadro di politica monetaria, e il principale obiettivo è ridare forza alla Lira.