La frenata dell’economia cinese ha spinto la banca centrale del Paese a compiere una mossa. La People’s Bank of China ha tagliato di 15 pb il tasso di riferimento dei mutui (LPR a 5 anni) per la seconda volta quest’anno, portandolo al 4,45%.
Invece il tasso di riferimento per i prestiti alle imprese e alle famiglie (LPR a 1 anno) è stato mantenuto invariato al 3,7%, dopo i tagli di 5 e 10 pb a dicembre e gennaio.
Come detto, la mossa è giustificata dal rallentamento dell’economia cinese a causa della peggiore epidemia di COVID-19 in più di due anni anni. Pesano anche la crisi immobiliare e una domanda di prestiti debole (crollati al livello più basso in più di quattro anni ad aprile).
Di recente, le autorità finanziarie cinesi hanno consentito alle banche commerciali di ridurre di 20 punti base il limite inferiore dei tassi di interesse sui mutui per la casa, sulla base del corrispondente tenore degli LPR di riferimento per l’acquisto di prime case.
Sul fronte valutario, lo yuan si è rafforzato sotto 6,70 per dollaro (), allontanandosi dai minimi di 20 mesi a 6,81 toccati di recente.
Sulla valuta cinese si sente l’effetto positivo delle speranze che vengano preso allentati i rigidi lockdown anti-Covid di Shanghai.
Gli investitori hanno anche acclamato i rinnovati impegni di sostegno delle autorità, con il pianificatore statale cinese che ha affermato che rafforzerà il sostegno ai produttori, al settore dei servizi e alle piccole imprese dopo che l’attività di vendita al dettaglio e industriale è diminuita drasticamente ad aprile a causa del blocco del Covid.