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Recessione, la paura si fa più forte e spinge il dollaro. Index oltre 105

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Ad appesantire ulteriormente l’umore sono i dati macro. L’economia statunitense si è contratta dell’1,6% nel primo trimestre

Il dollaro continua a marciare al rialzo, e si è avvicinato nuovamente al massimo di due decenni toccato lo scorso 15 giugno.
Gli investitori cercano il biglietto verde nella sua veste di rifugio sicuro, visti i dati economici negativi e le osservazioni da falco da parte di alcuni funzionari della Federal Reserve (come Mester, Daly e Williams).

Nel frattempo durante il meeting dei banchieri centrali a Sintra (Portogallo), il presidente dell’istituto centrale USA Powell ha sottolineato l’importanza di combattere l’inflazione elevata (attualmente ai massimi da 40 anni) attraverso una politica monetaria restrittiva, sebbene ammetta il rischio che l’economia possa rallentare più del necessario.

La prospettiva di una FED molto aggressiva (nell’ultimo meeting ha alzato i tassi di 75 pb) aumenta le possibilità che l’economia globale possa finire in recessione.


Ad appesantire ulteriormente l’umore sono i dati macro. L’economia statunitense si è contratta dell’1,6% nel primo trimestre, più delle prime stime dell’1,5%. È la prima contrazione dalla recessione indotta dalla pandemia nel 2020.
Anche il morale dei consumatori è scivolato, toccando il minimo di 16 mesi.

Il Dollar Index è così salito fino a 105,1, a poca distanza dal massimo di due decenni di 105,79 raggiunto il 15 giugno.
Il cambio EURUSD torna intanto sotto la soglia di 1,05, rimanendo vicino al minimo di 5 anni toccato a maggio, a causa della disparità di politica monetaria tra la BCE e la Fed. La presidente Lagarde ha confermato un taglio di 25 pb per luglio, riducendo la prospettiva – caldeggiata da diversi decisori politici della BCE – di strette più decise.

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