Vigorosa stretta da parte della Sveriges Riksbank, che manifesta pure l’intenzione di non fermarsi nel percorso di normalizzazione del costo del denaro. La banca centrale svedese ha aumentato il tasso di riferimento di 50 punti base, portandolo allo 0,75%.
Si tratta di una stretta ampiamente prevista dai mercati, diversamente dal meeting precedente quando l’aumento di 25 pb era inatteso.
Il board inoltre segnala ulteriori aumenti in arrivo quest’anno, e ha deciso di ridurre le proprie disponibilità di attività a un ritmo più rapido rispetto a quanto previsto ad aprile.
La previsione per il tasso di riferimento di fine anno è stata rivista al rialzo e dovrebbe essere vicina al 2%.
I policy makers svedesi intendono così combattere l’impennata dei prezzi e impedire che l’aumento dell’inflazione si radichi nella determinazione dei prezzi e dei salari.
Secondo le stime, l’inflazione dovrebbe raggiungere una media del 7,6% nel 2022 e del 7,1% nel 2023, rispetto alle precedenti previsioni rispettivamente del 6% e del 5%. Con le attuali proiezioni, l’inflazione dovrebbe normalizzarsi al livello del 2% entro il secondo trimestre del 2025.
Sul fronte valutario, la breve fase di correzione dell’ sembra essere finita.
Come vediamo sulla piattaforma di investimento , il cambio è tornato sui massimi di 27 mesi, dopo aver fatto breakout dal canale di correzione dove è stato per diversi giorni.
Sull’andamento della coppia pesa la divergenza tra le mosse molto aggressive della FED e quelle meno decise della Riksbank.
Nel frattempo i dati macro sono poco incoraggianti. La fiducia delle imprese in Svezia è scesa a 111,6 punti a giugno, la lettura più bassa da gennaio. Peggio ancora fa l’indice di fiducia dei consumatori, sceso a 65,5 a giugno, il più basso dall’aprile del 1995.