Ha vinto Boris Johnson: mercati e sterlina fanno festa. Le elezioni politiche nel Regno Unito consegnano ai conservatori del premier britannico la netta maggioranza dei seggi in Parlamento, rendendo scontata l’approvazione dell’accordo stretto con Bruxelles su Brexit.
La vittoria dei Tories
I Tories conquistano oltre 360 seggi, guadagnandone quasi 70. Mai così bene dal 1987, quando Margaret Thatcher ottenne il suo terzo mandato consecutivo.
Terribile invece il bilancio dei laburisti di Jeremy Corbyn, che si fermano poco sopra 200 seggi e ne perdono oltre 40. Una sconfitta bruciante per chi aveva puntato sul voto degli europeisti.
Volano gli indipendentisti scozzesi, che conquistano circa una cinquantina di seggi alla Camera di Comuni. Flop dei liberaldemocratici, con l’umiliazione politica per la leader Jo Swinson, che ha perso il suo di seggio.
Il Regno Unito – a distanza di 3 anni e mezzo dal Referendum – quindi conferma che la Brexit si deve fare. E si farà in fretta. Sarà effettiva entro il 31 gennaio 2020, termine ultimo concordato già dal governo uscente con Bruxelles. Servirà certo un accordo commerciale, ma con la maggioranza largamente pro-Johnson potrebbe arrivare entro un anno.
Tutto questo fa capire perché c’è tanta euforia attorno alla sterlina, che ha impennato già dall’uscita del primo exit poll.
Sterlina in rally
La valuta britannica contro il dollaro (GbpUsd) scambia sui massimi da maggio 2018, dopo aver infranto con una marcia dirompente un pattern bandiera (flag) ed aver spazzato via un livello di resistenza (su 1,30) sul quale il cable era rimbalzato più volte. Possiamo vederlo sulla piattaforma .
La sterlina non ha però brillato solo contro il dollaro. Il cambio EurGbp scende verso 8,27, riportandosi sui livelli che aveva immediatamente dopo il referendum di giugno 2016.
Impetuoso anche il cammino contro il franco svizzero (GbpChf +1,5% oltre 1,31) e Yen giapponese (GbpJpy +2% oltre 146,50).
Scenario economico GB
La vittoria netta di Johnson significa, oltre la fine delle incertezze sulla Brexit, anche il probabile ri-afflusso dei capitali esteri nel Regno Unito. Ma anche una politica fiscale che va incontro alle esigenze di imprese e famiglie.
