Non si aspettavano sorprese dalla Federal Reserve, che in serata ha alzato il tasso di interesse di 50 pb, portandolo a una forchetta compresa fra 4,25 e 4,5%. Si tratta del quarto aumento consecutivi del tasso, che porta gli oneri finanziari ai massimi dal 2007.
La grossa novità è che i policy makers hanno segnalato che il picco dei tassi dovrebbe essere al 5,1% entro la fine del 2023, un livello che è ben al di sopra delle proiezioni di settembre del 4,6%. Si riducono quindi le aspettative che possano cominciare i tagli dei tassi di interesse nel terzo trimestre del prossimo anno.
Come conseguenza di un approccio monetario che rimarrà ancora aggressivo, le previsioni per la crescita del PIL sono state riviste bruscamente al ribasso allo 0,5% nel 2023, rispetto all’1,2% stimato in precedenza. La banca centrale statunitense si aspetta una crescita dell’economia dell’1,6% nel 2024, mentre il tasso di disoccupazione è stato rivisto al 4,6% dal 4,4%.
Nonostante i dati recenti siano stati più bassi del previsto, le nuove stime sull’inflazione sono state correttre al rialzo, e la vedono in rallentamento al 3,1% l’anno prossimo e al 2,5% nel 2024.
Dopo la riunione della FED, il ha continuato a perdere quota. L’indice del biglietto verde è al di sotto della soglia di 104, attestandosi al livello più basso in sei mesi.
Ne approfitta l’euro, che passa di mano vicino al picco di sei mesi di circa 1,07 ().
Giovedì toccherà al meeting della BCE.