Dopo quella di 75 pb effettuata a settembre, la Banca nazionale svizzera ha deciso un’altra stretta monetaria, stavolta di 50 pb. Il tasso di interesse di riferimento viene così portato all’1%, ai massimi dal 2008.
La BNS ha inoltre affermato che potrebbero essere necessari ulteriori aumenti del tasso per garantire il prezzo stabilità nel medio periodo. Ma c’è anche di più. La Banca nazionale è disposta anche ad operare, se necessario, sul mercato dei cambi.
Secondo le stime della BNS, l’inflazione media annua al 2,9% per il 2022 (rispetto alle precedenti proiezioni del 3,0%), al 2,4% per il 2023 (lo stesso di settembre) e all’1,8% per il 2024 (dall’1,7%).
Dopo la decisione della banca centrale, il franco svizzero ha perso terreno rispetto al dollaro.
Il cambio è salito a quota 0,927, rimbalzando dal minimo di 8 mesi toccato solo pochi giorni fa. Il rimbalzo avviene dopo che la FED ha continuato a mostrare un approccio da falco, suggerendo un picco del tasso del 5,1% l’anno prossimo, al di sopra delle proiezioni precedenti.
Rispetto alle altre valute principali, il franco invece guadagna quota. Ad esempio contro l’euro (), che tuttavia aspetta l’esito del meeting della BCE in giornata.