La situazione complessiva dell’economia americana e la prospettiva di una FED meno aggressiva sui tassi stanno appesantendo la marcia del dollaro. Così il staziona su quota 102, oscillando vicino ai livelli più bassi in quasi 8 mesi.
I rischi di una recessione negli Stati Uniti sono cresciuti. I recenti dati economici statunitensi evidenziano che l’economia sta affrontando crescenti venti contrari.
Inoltre l’allentamento dell’inflazione negli Stati Uniti ha rafforzato le scommesse secondo cui la Fed rallenterà i suoi aumenti dei tassi. Secondo il mercato, la probabilità che la banca centrale alzerà il tasso sui fondi federali di 25 punti base alla prossima riunione è superiore al 95%.
Il governatore della Fed Christopher Waller ha anche affermato che le imminenti variazioni dei tassi e un previsto continuo calo dell’inflazione hanno reso la politica vicina a ‘sufficientemente restrittiva‘.
Nei prossimi giorni i movimenti del dollaro saranno guidati da una raffica di dati macro che potrebbero offrire indizi sul percorso dei tassi. In special modo il tasso di crescita del PIL del quarto trimestre, gli ordini di beni durevoli, l’indice dei prezzi PCE e i dati sul reddito e sulla spesa personale.
Nel frattempo, il cambio rimane in zona 1,09, ossia sui massimi dallo scorso mese di aprile. A sostenere la valuta unica sono le prospettive di una BCE che rimarrà ancora aggressiva in politica monetaria. L’Eurotower dovrebbe infatti aumentare i tassi di interesse di 50 punti base sia a febbraio che a marzo.