Era il dato più atteso di questa settimana: il tasso annuo di inflazione negli Stati Uniti è rallentato al 6,4%, rispetto al 6,5% di dicembre. Si tratta di una frenata, è vero, ma decisamente minore di quanto previsto (e sperato). Gli esperti infatti pronosticavano un calo al 6,2%.
Nonostante il dato tiepido, si tratta comunque della lettura più bassa dall’ottobre 2021. Il calo è propiziato specialmente dalla frenata dei prodotti alimentari (10,1% contro 10,4%) e dell’energia elettrica (11,9% vs 14,3%). Balzano avanti invece il costo degli alloggi (7,9% vs 7,5%), quello dell’energia (8,7% vs 7,3%) e della benzina (+1,5%).
Rispetto a dicembre, l’IPC è aumentato dello 0,5%, il più alto in tre mesi, principalmente a causa dei maggiori costi di alloggi, cibo, benzina e gas naturale.
Questo report di fatto non smuove le incertezze riguardo alle prossime mosse della FED. L’inflazione infatti resta più di tre volte al di sopra dell’obiettivo del 2%, e questo potrebbe spingere la banca centrale ad essere ancora aggressiva a lungo, visto che riportarla in basso richiederà probabilmente più tempo del previsto.
Dopo la lettura dei dati sull’inflazione, il resta in orbita 103, mentre il cambio rimane verso 1.075.
Il rendimento dei Treasuries è sceso leggermente al 3,69% martedì.
Nella mente degli investitori risuonano ancora le voci di diversi funzionari della Federal Reserve, riguardo all’impegno di ridurre l’inflazione con ulteriori aumenti dei tassi. Ciò varrà specialmente se il mercato del lavoro rimarrà ancora solido e se i numeri dell’inflazione non diminuiranno più rapidamente.