Dopo le pessime performance degli ultimi giorni innescate sia dal coronavirus che dalla guerra energetica avviata da Russia e Arabia Saudita, il mercato del petrolio si risolleva dal minimo di 18 anni registrato ieri.
La spinta è giunta anzitutto dalla ventata di ottimismo innescata dalle mosse congiunte di tutte le banche centrali mondiali a sostegno dell’economia.
Un ruolo importante l’ha avuto anche l’intervento della amministrazione USA, visto che il dipartimento dell’Energia statunitense sosterrà i produttori petroliferi acquistando un totale di 77 milioni di barili di greggio, partendo da 30 milioni subito, al fine di accrescere le scorte di emergenza.
Verrà inoltre fatta una richiesta di fondi al Congresso per fare ancora più acquisti di petrolio (“A 22 dollari al barile, dovremmo riempire le riserve per i prossimi dieci anni” ha detto Mnuchin).
Il ha così recuperato di circa il 23%, tornando sopra la soglia dei 26 dollari al barile (fonte grafica broker ).
Nonostante tutto, il mese di marzo rimane al momento il peggiore della storia, visto l’attuale calo del 44% (il precedente record è -33% nell’ottobre 2008).
Anche il prezzo del ha spinto sull’acceleratore, anche se in misura minore rispetto a quelle del WTI. Adesso è scambiato a quasi 28 dollari al barile.
Va detto che questa impennata è guardata con scetticismo da molti analisti, giacché rimane ancora opprimente il crollo della domanda e anche la mancata azione dell’OPEC, i cui tagli attualmente in vigore scadranno a fine mese.