Andando al di là delle previsioni degli analisti, la Banca centrale di Russia ha aumentato il tasso di interesse di 100 punti base, portandolo all’8,5% nella riunione di luglio. I mercati si aspettavano un aumento, ma limitato a 50 punti base.
La CBR ha anche aperto la strada a ulteriori aumenti dei tassi nelle prossime riunioni.
Quella di oggi è la prima stretta dal settembre del 2022. La banca centrale ha avvertito che i rischi al rialzo per l’inflazione sono aumentati in modo significativo rispetto al mese precedente, sottolineando la necessità di soffocare la domanda così da bilanciarla con l’offerta limitata di beni e servizi nell’economia russa, mentre la mobilitazione militare e la diaspora in età militare hanno innescato una nuova crisi del lavoro.
Le previsioni di inflazione sono state riviste al rialzo al 5-6,5% entro la fine dell’anno, prima di convergere al 4% nel 2024.
La CBR ha anche segnalato una maggiore pressione inflazionistica a causa dei conti pubblici sbilanciati e dell’indebolimento del rublo, poiché le deboli esportazioni hanno limitato gli afflussi di valuta estera (le entrate di petrolio e gas per lo stato russo sono diminuite del 47% rispetto all’anno precedente).
La valuta russa si è indebolita nuovamente, con il cambio USDRUB che si è riportato oltre 90, vicino al minimo di 16 mesi di 91,7.
I recenti sviluppi hanno spinto il Ministero a vendere valuta estera per un valore di 39,4 miliardi di rubli, per evitare un ulteriore indebolimento della valuta nazionale.