Nuova stretta sui tassi di interesse da parte della Banca Centrale Europea, la nona consecutiva. L’istituto di Francoforte ha alzato il costo del denaro di 25 punti base, portandolo così al 4,25%. Vengono ritoccati anche i tassi sui depositi al 3,75%, e quello sui prestiti marginali al 4,50%.
Tuttavia la mossa non ha avuto un effetto positivo sull’euro, che sta perdendo quota rispetto al dollaro. Il cambio si è allontanato da quota 1,11 ma è arrivato anche ad affacciarsi sotto 1,10.
(fonte grafica broker )
La decisione del consiglio direttivo della BCE nasce a causa della inflazione troppo elevata, benché in diminuzione. La Eurotower ritiene che il livello rimarrà ancora superiore rispetto all’obiettivo del 2% “per un periodo prolungato di tempo“.
Per questo motivo l’istituto centrale ha precisato che la sua azione si svilupperà in base ai dati macroeconomici in arrivo, in special modo sulle prospettive di inflazione.
Sul fronte valutario, come detto il cambio ha imboccato di nuovo la via della discesa, anche perché mentre gli ultimi dati macro europei hanno evidenziato segni di debolezza, l’ultimo report USA ha mostrato che il PIL è cresciuto del 2,4% nel secondo trimestre, al di sopra delle aspettative.
Ciò sottolinea la resilienza dell’economia americana ai tassi di interesse più elevati, e la FED potrebbe quindi avere spazio per un’altra stretta a settembre.
(fonte grafica broker )
Il cambio si è ulteriormente allontanato dal massimo di 17 mesi di 1,123 toccato il 17 luglio. L’ultimo impulso ribassista ha spinto il cambio a testare la EMA50, nonché all’interno di una più ampia zona di supporto compresa tra 1,096 e 1,109.
Se cedesse questo livello, allora lo scenario tecnico a breve si farebbe decisamente ribassista. Al rialzo invece, l’ dovrebbe anzitutto consolidarsi di nuovo oltre 1,10, prima di tornare ad avvicinarsi a quota 1,11.
