Nonostante le preoccupazioni riguardo alla tenuta dell’economia globale, l’ non riesce ad essere più il rifugio sicuro di qualche tempo fa.
Il prezzo del metallo pregiato si avvia a chiudere la quarta settimana di fila con un bilancio negativo (sia pure lieve), e fa fatica a recuperare la soglia dei 1900 dollari l’oncia.
Il gold metal è appesantito da un dollaro tornato forte, con il capace di realizzare cinque settimane di guadagni.
Inoltre l’ è penalizzato dalla crescita dei rendimenti del Treasuries, dopo che i verbali della riunione di luglio della Federal Reserve hanno suggerito che potrebbero essere previsti ulteriori aumenti dei tassi di interesse a causa dei rischi al rialzo per l’inflazione.
Nel frattempo, i forti dati economici USA hanno pesato sui metalli preziosi, poiché la forte crescita mensile della produzione industriale e manifatturiera statunitense sostiene la tesi della Federal Reserve di mantenere i tassi di interesse più alti più a lungo.
L’ ondeggia vicino ai 1.900 dollari l’oncia, vicino ai livelli più bassi in cinque mesi. Evidentemente la fase ribassista innescata dalla divergenza prezzo-RSI tra marzo e maggio continua ad essere presente.
(Fonte grafica: piattaforma di trading )
La correzione vissuta nella prima metà di luglio, con il superamento della EMA200 prima e della EMA50 poi, avevano illuso i rialzisti che il vento fosse cambiato. Invece negli ultimi tempi il quadro è nuovamente cambiato, e il riattraversamento delle due medie mobili è un messaggio chiaramente ribassista, con un possibile target fino a 1814 dollari.