Il dollaro continua a marciare spedito ed estende i suoi guadagni per la quinta sessione consecutivo. Il cresce oltre 106,5, livello che non si vedeva da novembre del 2022, spinto dalla prospettiva che i tassi di interesse rimarranno elevati per un periodo più lungo di quanto previsto.
Settimana scorsa la Fed ha mantenuto fermo il livello dei tasso dei fondi federali, ma ha assunto un atteggiamento aggressivo e ha segnalato che sarebbe stato ancora necessario un ulteriore stretta prima della fine dell’anno. I successivi commenti di diversi funzionari della Fed hanno rafforzato l’idea che la banca centrale dovrà aumentare ulteriormente i tassi di interesse.
Allo stesso tempo, l’aumento dei prezzi del petrolio fa temere che il tasso di inflazione possa aumentare di nuovo. In tal caso solo la banca centrale americana forse avrebbe ancora un piccolo margine di manovra senza innescare una sicura recessione.
Questo scenario segna una divergenza rispetto all’orientamento di BCE e Bank of England, che dovrebbero aver finito con gli aumenti dei tassi a causa dei crescenti segnali di debolezza economica nelle rispettive economie.
Se il dollaro corre, l’euro torna a fare marcia indietro. Il cambio si è affacciato sotto la soglia di 1,05, il livello più debole da inizio anno (ed è sulla buona strada per il calo mensile più significativo da maggio). La valuta comune è stata colpita anche dai dati sul morale dei consumatori tedeschi più deboli del previsto.