Si chiude il secondo mese consecutivo di calo per il prezzo dell’, che termina settembre attorno quota 1850 dollari per oncia (segnando complessivamente -5%), e rimane sui minimi di 6 mesi.
Neppure la possibilità di un parziale shutdown USA e le persistenti preoccupazioni per la crisi immobiliare in Cina sono riusciti a dare una spinta decisa al lingotto.
L’ultimo tentativo di rimbalzo è fallito, con il prezzo che ha rimesso nel mirino il minimo annuale che coincide con la soglia psicologica dei 1800 dollari.
(Fonte grafica: piattaforma di investimento )
Sul prezzo dell’ sta incidendo la recente corsa del dollaro (il è salito a 106) e l’aumento dei rendimenti dei titoli del Tesoro, grazie alle aspettative che la Federal Reserve americana manterrà la politica monetaria restrittiva per un periodo prolungato.
I dati di giovedì hanno inoltre mostrato che l’economia statunitense ha mantenuto un ritmo di crescita solido nel secondo trimestre e che il mercato del lavoro statunitense è rimasto robusto.
Il calo dell’inflazione ha fornito solo momentaneo sostegno al prezzo dell’, perché ci vorraà ben altro per convincere la FED a cambiare rotta. A metà settembre la banca centrale ha mantenuto i tassi di interesse invariati, ma ha segnalato un altro rialzo dei tassi prima della fine dell’anno e tagli dei tassi inferiori a quelli precedentemente indicati per il prossimo anno.