E’ cominciata la settimana che ci porterà al meeting della BCE, e l’euro sembra aspettare questo appuntamento rimanendo attorno alla soglia di 1,06 rispetto al dollaro ().
Nonostante l’inflazione rimanga molto elevata e ben al di sopra dell’obiettivo del 2% (è al 4,3% su base annua a settembre), i policy makers della Eurotower probabilmente lasceranno invariati i tassi di interesse dopo 10 aumenti consecutivi, che hanno portato i costi di finanziamento ai massimi pluriennali.
Infatti prevale il timore di innescare una recessione con un’ulteriore stretta, che finirebbe per dare un’altra spallata ad una economia che già sta balbettando da tempo. Inoltre c’è ancora incertezza sulle ripercussioni del conflitto in Medio Oriente, soprattutto per quanto riguarda il fronte energetico.
Allo stesso tempo, come ha sottolineato settimana scorsa il capo economista della BCE Philip Lane, c’è ancora molta strada da fare prima di poter ipotizzare dei tagli ai tassi.
Questa mattina l’indicatore della fiducia dei consumatori nell’Eurozona è sceso di 0,1 punti rispetto al mese precedente, scivolando a -17,9, livello più basso in sette mesi. Tuttavia è stato leggermente migliore rispetto alle attese di -18,3.
Nell’Unione Europea nel suo complesso, il consumo è rimasto praticamente invariato a -18,7.
Mentre il cambio rimane poco oltre la soglia di 1,06, cede un po’ di terreno il dopo che sono cresciute le possibilità che la FED si asterrà dall’effettuare ulteriori strette monetarie.
(Fonte grafica: piattaforma di investimento )
L’ ha confermato il segnale rialzista giunto con la formazione della divergenza prezzo-RSI a inizio ottobre.
L’ultimo impulso sta portando alla formazione di un cuneo ascendente, ed attenzione perché solitamente agisce come pattern di continuazione.
