Giornata in altalena per la sterlina britannica, che prima vola sui massimi di due settimane rispetto al dollaro (GBPUSD), ma poi precipita in territorio negativo dopo i dati macro USA.
In un primo momento la valuta del Regno Unito aveva digerito gli ultimi dati sulla disoccupazione e i dati flash PMI, che assieme ai report precedenti hanno continuato a fornire una visione sfumata dell’economia britannica.
Questo dovrebbe spingere la Banca d’Inghilterra a mantenere i tassi di interesse invariati per la seconda riunione consecutiva, anche perché venerdì scorso il governatore Bailey ha dichiarato che i dati sull’inflazione di settembre non sono lontani da quanto previsto dalla banca centrale, definendoli ‘piuttosto incoraggianti‘.
Inoltre, venerdì l’agenzia di rating Moody’s ha rivisto l’outlook della Gran Bretagna da ‘negativo’ a ‘stabile’.
Dopo che la sterlina si era apprezzata verso quota 1,23 dollari, toccando il livello più forte dall’11 ottobre, lo scenario si è capovolto quando i nuovi dati PMI globali di S&P per gli Stati Uniti hanno superato le aspettative, fornendo un altro segnale che l’economia a stelle e strisce è robusta e che la FED potrebbe avere altro spazio di manovra sui tassi di interesse (alzandoli ancora o mantenendoli alti a lungo).
Il cambio GBPUSD è sceso quindi a 1,216, e si è così nuovamente incamminato verso la soglia psicologica di 1,20 come accaduto all’inizio di ottobre.