Al termine del meeting di politica monetaria di ottobre la Banca del Giappone (BoJ) ha mantenuto invariato il tasso di interesse a breve termine al -0,1% e quello dei rendimenti dei titoli a 10 anni intorno allo 0%.
Tuttavia il comitato guidato dal governatore Kazuo Ueda ha modificato nuovamente il controllo della curva dei rendimenti, ridefinendo l’1,0% come un “limite superiore” piuttosto che come un limite rigido. Quindi ha annullato l’impegno a salvaguardare tale livello, che aveva assunto lo scorso mese di luglio (raddoppiando il precedente limite dello 0,5%).
Si tratta di una mossa blanda, mentre i mercati si aspettavano un approccio più da “falco”.
Per questo dopo la riunione della BoJ, lo yen giapponese è arrivato a perdere oltre un punto percentuale rispetto al dollaro Usa. Il cambio USDJPY infatti ha superato quota 150, toccando il massimo in 2 mesi.
Valutando le prospettive future, la BoJ ha rivisto le previsioni di inflazione per l’anno fiscale 2023 e 2024 al 2,8% dall’1,3% e dall’1,2%, rispettivamente, superando il suo obiettivo del 2%. Per l’anno fiscale 2025, si prevede che l’indice dei prezzi al consumo scenderà all’1,7%.
Secondo la BoJ, le aspettative di inflazione in Giappone sono “cresciute moderatamente”, così come il processo di ripresa dell’economia, sebbene continui l’incertezza sui mercati valutari e l’andamento dei prezzi delle materie prime come conseguenza dei rischi geopolitici.