Nessuna novità di rilievo arriva dalla lettura dei verbali dell’ultimo meeting di politica monetaria della FED, quando lasciò il costo del denaro al 5,25%-5,5% per la quarta riunione consecutiva.
Secondo i policymaker statunitensi il tasso di interesse ha probabilmente raggiunto al suo picco per questo ciclo di inasprimento, ma in generale non si aspettano di ridurlo finché non ci sarà maggiore fiducia che l’inflazione si sta muovendo in modo sostenibile verso il target del 2%.
Ciò ricalca quanto detto di recente da Powell, e non rappresenta una sorpresa.
Come emerge dai verbali, due policymaker hanno però evidenziato i potenziali svantaggi del mantenimento di una posizione restrittiva per un periodo prolungato. Al tempo stesso, altri hanno sottolineato i rischi di agire troppo rapidamente. Il quadro che emerge quindi è di una FED ancora divisa sul timing della riduzione dei tassi di interesse.
Del resto, l’incertezza era già stata alimentata dal recente dato sull’inflazione più forte del previsto, che sono stati pubblicati dopo la riunione della Fed di gennaio, oltre a un forte rapporto sull’occupazione.
I futures sui Fed Funds attualmente mostrano che circa il 70% del mercato è posizionato per un taglio dei tassi entro la riunione di giugno.
Sul mercato valutario, il dollaro non si è mosso granché, e si continua ad aggirare attorno alla soglia di 104. Il cambio EURUSD invece si conserva oltre la soglia di 1,08.
Intanto il rendimento dei titoli del Tesoro a 10 anni è salito sopra il 4,3%.