E’ stata una settimana molto positiva per il petrolio, che ha marciato con rialzi di circa il 4% che hanno spinto le quotazioni al livello più alto da novembre scorso.
Il è infatti tornato in orbita 85 dollari per barile, mentre il ha rimesso il muso oltre gli 80 dollari al barile.
Dal lato della domanda, gli ultimi dati dell’EIA hanno mostrato che le scorte di greggio statunitense sono diminuite di 1,536 milioni di barili la scorsa settimana, sfidando le aspettative per un aumento di 1,338 milioni di barili.
L’Agenzia internazionale per l’energia ha inoltre aumentato le previsioni sulla domanda globale di petrolio per il 2024 portandole da 1,2 milioni di barili al giorno a 1,3 milioni di barili al giorno, e ha rivisto le previsioni quest’anno portandole a un leggero deficit invece che a un surplus.
Anche l’OPEC – nel suo rapporto mensile – sostiene che la domanda globale di petrolio dovrebbe aumentare di 2,25 milioni di barili al giorno nel 2024 e di 1,85 milioni di barili al giorno nel 2025.
Anche alcune vicende dal lato dell’offerta hanno sostenuto le quotazioni. Gli attacchi di droni ucraini contro le raffinerie russe che hanno provocato un incendio nella più grande raffineria di Rosneft.
Allo stesso tempo, le tensioni geopolitiche in Medio Oriente e la decisione dell’OPEC+ di estendere i tagli all’offerta hanno ulteriormente rafforzato i prezzi del petrolio.
Lo slancio di e è stato in parte frenato dai recenti dati sull’inflazione negli USA, più forti del previsto. Questo infatti mantiene ancora a distanza i primi tagli dei tassi da parte della FED, penalizzando la crescita economica (e quindi la domanda di petrolio).