Malgrado il recente abbandono dei tassi di interesse negativi (portati dal -0,1% allo 0%), i mercati sono convinti che la politica monetaria giapponese rimarrà ancora accomodante, e questo penalizza lo Yen, che si spinge su nuovi minimi di 34 anni rispetto al dollaro.
Settimana scorsa la BOJ ha alzato i tassi di interesse per la prima volta in 17 anni, ponendo così fine a ben 8 anni di tassi negativi. La banca centrale ha anche abbandonato la politica di controllo della curva dei rendimenti e posto fine agli acquisti di ETF e J-REIT.
Tuttavia, dal board della BoJ non sono arrivati messaggi aggressivi, ed anzi c’è chi ha evidenziato che il rischio di una fiammata dell’inflazione che richiederebbe di inasprire la politica monetaria rimane molto basso.
Anche il governatore della BOJ Kazuo Ueda ha affermato che la banca centrale manterrà ancora un atteggiamento accomodante.
Questo ha mantenuto la debolezza dello Yen, tanto che il cambio USDJPY ha aggiornato il massimi di 34 anni, spingendosi oltre quota 152.
Finora la debolezza della valuta ha provocato soltanto interventi “verbali” da parte delle autorità. Il ministro delle Finanze giapponese Shunichi Suzuki ha affermato che non escluderà alcuna misura per frenare la debolezza dello Yen, mentre il massimo diplomatico valutario Masato Kanda si dice convinto che la svalutazione non riflette i fondamentali.
Gli investitori ora guardano ai prossimi dati sull’inflazione di Tokyo (venerdì), considerati un indicatore importante dell’andamento dei prezzi a livello nazionale.