Sembra non essersi ancora esaurito l’entusiasmo del mercato attorno all’oro. Il prezzo del metallo prezioso ha registrato un’ulteriore impennata durante gli ultimi giorni, spingendosi oltre i 2300 dollari per oncia.
Ci sono diversi fattori che stanno agendo da driver rialzisti la quotazione dell’. Anzitutto le tensioni geopolitiche che da alcuni mesi stanno facendo tribolare i mercati, che temono sempre un allargamento del conflitto in Medio Oriente (senza dimenticare l’altro fronte caldo tra Russia e Ucraina).
Inoltre c’è l’incremento dei flussi verso il mercato finanziario, con un notevole aumento delle posizioni long sui futures, ossia un aumento delle esposizioni al metallo giallo da parte degli investitori istituzionali.
C’è poi il continuo acquisto di oro fisico da parte delle banche centrali, che dall’inizio dell’anno viaggiano su circa 40 tonnellate al mese di compere (secondo il World Gold Council tutto ciò ha impattato sui prezzi per circa il 15%).
Inoltre è aumentata la corsa degli investitori retail agli investimenti in ETF sull’oro, sulla scia ai forti rialzi avuti dal prezzo negli ultimi mesi.
Tutto questo spiega perché il prezzo dell’ è schizzato oltre i 2300 dollari per oncia, ed aggiorna di continuo i suoi record.
Peraltro nei prossimi mesi il terreno per il gold metal potrebbe diventare ancora più fertile a causa delle elezioni presidenziali statunitensi, che rimetteranno in focus il problema del debito statunitense e la sostenibilità fiscale, alimentando così il clima di incertezza che da sempre spinge il mercato a cercare rifugio nel safe-haven per eccellenza.