La maggiore propensione al rischio, i dati sull’inflazione e la debolezza della valuta americana hanno consentito al dollaro australiano di recuperare un po’ di quota, dopo i forti ribassi dell’ultimo periodo.
L’umore del mercato è migliorato dopo gli iniziali timori che la tensione tra Israele e Iran potesse crescere e coinvolgere altri Paesi dell’area mediorientale. Quel clima nervoso aveva indotto la corsa verso i rifugi sicuri la scorsa settimana.
Intanto sul fronte interno sono arrivati gli ultimi dati sul tasso di inflazione dell’Australia, che è sceso al 3,6% su base annua nel primo trimestre (rispetto al 4,1% del periodo precedente). Si tratta di una lettura superiore alle aspettative del mercato (3,4%) nonostante sia il livello più basso dal quarto trimestre del 2021.
Nel frattempo, l’IPC medio troncato della RBA è aumentato del 4,0% su base annua, l’aumento più debole in due anni, ma è rimasto al di fuori dell’intervallo obiettivo della banca centrale del 2-3%.
Questo scenario rafforza le aspettative che la Reserve Bank of Australia non taglierà presto i tassi di interesse, e finisce per spingere il dollaro australiano. Il cambio AUDUSD si è apprezzato oltre 0,65 dollari, toccando i livelli più alti in quasi due settimane.
L’Aussie ha anche beneficiato della flessione del dollaro statunitense, in seguito al rallentamento dell’attività economica statunitense in aprile, supportando una prospettiva accomodante sulla politica monetaria della Federal Reserve.