Tentativi di ripresa da parte del dollaro neozelandese, che a metà aprile era scivolato sui minimi di 5 mesi rispetto al biglietto verde USD. Il miglioramento della propensione al rischio e la parziale retromarcia della valuta americana, hanno consentito al “kiwi” di salire sui massimi di due settimane.
La propensione al rischio ha continuato a riprendersi dalla frenetica fuga verso la sicurezza avvenuta un paio di settimane fa, con gli investitori che si aspettano che i conflitti tra Iran e Israele non si allargheranno ulteriormente. L’ottimismo sui colloqui di pace tra Israele e Hamas al Cairo ha creato un clima più favorevole agli asset più rischiosi.
Il dollaro Kiwi ha inoltre beneficiato del calo del dollaro USA in vista della riunione politica della Federal Reserve di questa settimana. Gli investitori si aspettano un ritardo nei tagli dei tassi dopo i dati sull’inflazione vischiosa negli Stati Uniti, ma questo strada facendo potrebbe limitare i guadagni della coppia NZDUSD.
Sul fronte interno, la Reserve Bank of New Zealand ha mantenuto il tasso ufficiale al 5,5%, sottolineando la necessità di mantenere una politica restrittiva per un periodo prolungato per riportare l’inflazione nella fascia obiettivo dell’1-3%. L’inflazione annuale del Paese è scesa al 4% nei primi tre mesi del 2024, la più bassa dal secondo trimestre del 2021.
Il cambio tra dollaro NZD-USD è risalito su 0,596, ma rimane su un trend ribassista dall’inizio di quest’anno (ha perso circa il 4%).
Nei prossimi giorni tuttavia la situazione potrebbe essere influenzata sia dalle dichiarazioni di accompagnamento alla riunione della FED, sia dalla pubblicazione (venerdì) dei seguitissimi dati sui salari non agricoli (NFP).