In Europa crescono oltre le aspettative le attese d’inflazione, e il mercato che nutriva fiducia in un possibile doppio taglio dei tassi BCE (giugno e luglio), vede questa ipotesi di nuovo fortemente a rischio.
Negli USA invece potrebbe succedere il contrario, e così il cambio imbocca la via della (lieve) salita.
I dati preliminari pubblicati dall’Ufficio statistico europeo (EUROSTAT), segnano un’inflazione al +2,6% a maggio, dopo il +2,4% del mese precedente. Il mercato si aspettava una risalita, ma fino a +2,5%. Su base mese i prezzi al consumo segnano +0,2%, in frenata rispetto al +0,6% del mese precedente e in linea con le attese del mercato.
L’inflazione core – che esclude energia, cibo e tabacchi – viene stimata al 2,9%, rispetto al 2,7% del mese precedente e al +2,7% del consensus.
Questa fiammata dell’inflazione rende ancora più incerto il percorso della BCE, che sicuramente taglierà i tassi di interesse nel meeting della prossima settimana, ma potrebbe non fare altrettanto a luglio.
L’inflazione infatti riporta l’ago della bilancia a favore dei “falchi” che fanno parte del Consiglio direttivo della banca centrale, che vogliono un approccio più cauto e graduale. Per il momento sono previste solo altre due riduzioni dei tassi per l’anno.
L’euro era arrivato verso 1,088 dollari (), estendendo il suo rimbalzo dal minimo di due settimane di 1,08 dollari toccato il 29 maggio.
Questo accade perché la divergenza tra i percorsi di politica monetaria della BCE e della Federal Reserve si è ampliata, visto che il contesto economico potrebbe favorire una politica monetaria meno restrittiva da parte della Fed. I prezzi core PCE, l’indicatore preferito dalla Fed per l’inflazione sottostante, è aumentato dello 0,2%, il ritmo più lento finora quest’anno, il che alimenta le speranze che l’inflazione possa convergere verso il suo obiettivo.