Sul mercato delle materie prime continua la corsa al rialzo del petrolio, con il e il che salgono a livelli che non si vedevano da due mesi e mezzo.
La prospettive di una maggiore domanda di carburante durante la stagione estiva sta agendo da driver del prezzo. Secondo le proiezioni dell’American Automobile Association, ci sarà una crescita annua del 5,2% dei viaggi vacanza, mentre quelli in auto sono previsti in aumento del 4,8% rispetto allo scorso anno.
Sulle quotazioni di e agisce anche la prospettiva che la Federal Reserve comincerà a tagliare i tassi di interesse a settembre, vista la recente moderazione dell’inflazione statunitense. Un taglio dei tassi comporterebbe infatti un potenziale stimolo per l’attività economica, e quindi per la domanda di energia.
Intanto dal lato dell’offerta, oltre ai timori di un allargamento del conflitto in Medio Oriente, le quotazioni risentono del passaggio dell’uragano Beryl (categoria 5, il massimo livello di intensità secondo la scala Saffir-Simpson), che nei prossimi giorni dovrebbe raggiungere il Golfo del Messico. Questa zona, che comprende l’offshore di Texas, Louisiana, Mississippi e Alabama, è una delle principali aree di produzione di petrolio degli Stati Uniti (il 15% della produzione complessiva degli Usa).
Questi eventi hanno spinto il prezzo del oltre 87 dollari al barile, mentre il si è avvicinato gli 84 dollari.
Questa forte spinta ha consentito ai due benchmark di superare in pochi giorni sia la Ema200 che la Ema50, inviando così un segnale rialzista molto forte.
Per il Brent, la prossima resistenza si trova a quota 88,6 dollari, ultimo ostacolo prima di aggredire la soglia psicologica di 90 dollari, vista l’ultima volta ad aprile.
Nell’ultimo mese il petrolio è salito di circa il 12%, con un’impennata molto rapida.