Nessuna sorpresa dalla Turchia, dove la banca centrale ha lasciato invariato al 50% (livello più alto dal 2002) il tasso di riferimento pronti contro termine a una settimana per la quarta decisione consecutiva.
Il Comitato di politica monetaria ha osservato che l’inflazione di fondo è aumentata leggermente, e che i rischi al rialzo per l’inflazione sottostante sono ancora presenti a causa dell’incertezza geopolitica e dei prezzi più elevati di generi alimentari e servizi.
Per questo motivo l’istituto non esclude un altro aumento dei tassi, nel caso in cui si osservasse un imprevisto deterioramento delle aspettative di inflazione (gli ultimi dati hanno mostrato che l’inflazione è al 72%, ossia 12 volte più grande dell’obiettivo del 5%).
Il meeting della CBRT non ha spostato granché lo scenario attorno alla lira turca, che viaggia intorno a 32,9 per dollaro (USDTRY).
Qualche timido segnale di miglioramento c’è stato, dopo l’adozione di politiche più convenzionali da parte della CBRT, e una spinta giunge anche dalla decisione di Moody’s Ratings di alzare il rating creditizio della Turchia per la prima volta in più di dieci anni.
Intanto il rendimento dei titoli di stato decennali turchi ha raggiunto il record del 28,3%.