Risalgono con decisione i prezzi del petrolio, dopo la decisione dell’OPEC+ di rinviare di un altro mese gli aumenti della produzione, che finora erano in programma per inizio dicembre.
Sul mercato il greggio è salito a 71,50 dollari al barile, mentre il si è riavvicinato alla soglia dei 75 dollari.
A causa della debolezza dei prezzi e della domanda, il cartello dei produttori prolungherà quindi l’attuale taglio alla produzione di 2,2 milioni di barili al giorno (bpd) fino alla fine di quest’anno, ritardando il previsto aumento di 180.000 bpd che era peraltro già stato rinviato, visto che originariamente erano programmati a partire da ottobre.
Oltre alla decisione dell’OPEC+, il mercato risente anche delle preoccupazioni riguardo un potenziale attacco di ritorsione da parte dell’Iran contro Israele nei prossimi giorni.
Il leader supremo Ayatollah Ali Khamenei ha promesso una “risposta schiacciante” da parte iraniana, che potrebbe colpire dopo le elezioni presidenziali americane ma prima dell’inaugurazione di gennaio.
L’attenzione dei mercati peraltro è focalizzata anche sulle elezioni presidenziali USA, sul meeting della FED e sul Congresso nazionale del popolo in Cina, perché questi eventi potrebbero incidere in modo forte sulle prospettive economiche future e quindi sulla dinamica della domanda di petrolio.