Rimane debole lo scenario per l’euro, che resta attorno 1,055 dollari (), dopo aver toccato il minimo di un anno settimana scorsa (a 1,0496). Un mix di preoccupazioni geopolitiche ed economiche non gioca a favore della valuta unica.
Gli investitori hanno cercato asset rifugio dopo che, per la prima volta, l’Ucraina ha utilizzato missili di fabbricazione occidentale per colpire la Russia, centrando un obiettivo militare nella città di Karachev, nella regione russa del Bryansk. Questo ha provocato la reazione del presidente russo Vladimir Putin, che ha minacciato l’utilizzo di armi nucleari per rispondere agli attacchi.
Sul fronte economico, il cambio è spinto al ribasso anche dalle preoccupazioni del possibile impatto delle tariffe commerciali statunitensi, assai probabili dopo l’elezione di Trump. Si teme che possano pesare notevolmente sulla crescita dell’Eurozona, già lenta di suo.
Secondo alcuni funzionari della BCE (tra cui il vicepresidente Luis de Guindos) questa preoccupazione manda in secondo piano quelle relative all’andamento dell’inflazione.
Proprio oggi Eurostat ha diffuso il dato definitivo sull’inflazione annua nell’Area Euro, che è accelerata al 2% rispetto all’1,7% di settembre, in linea comunque con le stime preliminari. L’inflazione core è rimasta invariata al 2,7%, livello più basso da febbraio 2022.
La BCE ha tagliato i tassi tre volte da giugno, e i mercati si aspettano un altro taglio di 25 punti base il prossimo mese. Le previsioni inoltre suggeriscono che potrebbe scendere a circa l’1,9% entro luglio. Più incerte le mosse della FED, con i mercati che hanno ridotto le probabilità di un taglio di un quarto di punto dei tassi di interesse nella prossima riunione di dicembre (59% rispetto al precedente 62%).