Nel meeting di venerdì, la Banca del Giappone ha lasciato invariato il tasso di interesse a -0,1%, e ha inoltre confermato il target di rendimento dei titoli di Stato a 10 anni intorno allo 0%. La decisione non ha sorpreso i mercati, così come non hanno sorpreso alcune modifiche (annunciate a dicembre) di alcuni strumenti, al fine di renderli più “efficaci e sostenibili“.
La Bank of Japan ha infatti deciso di ampliare la fascia di oscillazione (attorno allo zero) dei tassi di interesse a lungo termine, in modo da rendere la propria politica monetaria molto accomodante e più sostenibile, al fine di aumentare l’inflazione. Da ora in poi i tassi potranno salire e scendere dello 0,25% rispetto al suo obiettivo, invece che dello 0,2%.
I policy maker hanno inoltre rimosso la guidance sull’acquisto di ETF a un ritmo annuale di circa 6 trilioni di JPY, indicando che gli acquisti saranno condotti in modo molto flessibile, solo quando sarà necessario e solo per ETF collegati al Topix, entro un tetto di 12 trilioni di yen all’anno.
Sul fronte valutario, lo Yen è stato scambiato intorno a 108,8 (). Il cambio mercoledì ha toccato il massimo di 40 settimane a 109,3 (subito prima della decisione del meeting della Fed) a causa dell’impennata del dollaro e dell’impennata dei rendimenti del Tesoro.
La crescita dei Treasuries statunitensi si è contrapposta al depresso rendimento delle obbligazioni giapponesi a 10 anni, e questo a sua volta ha reso lo yen un investimento poco interessante.