L’analisi dei verbali della riunione FED dello scorso settembre rivela due cose. La prima è che tra i membri ci fu una spaccatura forte, la seconda è che ci avviamo a grandi passi verso un rialzo del costo del denaro nella riunione di dicembre. Ovvero, esattamente un anno dopo l’ultimo ritocco dei tassi di interesse.
La stretta della Federal Reserve potrebbe avvenire «relativamente presto», si legge sulle minute. E sarebbe già potuta avvenire a settembre, quando il voto fu incerto fino all’ultimo. I “falchi” spingevano per una mossa immediata, perché temevano che l’attendismo della Yellen (la presidente FED) potesse allarmare i mercati e indurre una nuova recessione.
Le colombe invece, propendevano per la linea della prudenza. In sostanza secondo loro i dati macro non erano ancora convincenti al punto da sostenere una mossa importante come l’aumento del costo del denaro. Alla fine hanno prevalso questi ultimi, ma in realtà s’è trattato solo di un rinvio.
Difficile a questo punto che una stretta possa essere decisa a novembre, visto che ci sono anche le elezioni presidenziali. Invece è probabile che ci sarà a dicembre, coerentemente a quel 70% di probabilità che viene dato a questo evento.
