Nessuna novità sostanziale e una piena conferma della politica accomodante: ecco l’esito del meeting FOMC, il Comitato di politica monetaria della FED, che ha deciso di lasciare invariati i tassi di interesse fra lo 0 e lo 0,25%.
La FED mantiene immutato anche il piano di quantitative easing, a un ritmo di 120 miliardi di dollari al mese (80 miliardi in Treasuries e circa 40 mniliardi in ABS).
L’istituto centrale inoltre ribadisce che utilizzerà l’intera gamma di strumenti per sostenere l’economia, per perseguire la “massima occupazione e la stabilità dei prezzi” (inflazione al 2% nel lungo termine). Inoltre la FED è pronta ad adeguare l’orientamento della politica monetaria, “qualora emergessero rischi che potrebbero ostacolare il raggiungimento degli obiettivi“.
Secondo la banca centrale il ritmo della ripresa ruoterà tutta attorno al virus, a quindi anche ai progressi sulle vaccinazioni. La crisi sanitaria continua infatti a pesare sull’economia e i rischi all’outlook restano.
Tuttavia l’attività economica e il mercato del lavoro si sono rafforzati. Riguardo alla inflazione, anche se è salita riflette fattori transitori, afferma la Fed nel comunicato finale della sua due giorni di riunione.
La conferma di una politica accomodante appesantisce al marcia già incerta del dollaro. Il infatti è sceso sul minimo di due mesi di 90,60.
A parte la Fed, il biglietto verde paga anche il calo dei rendimenti del Tesoro, e la recente serie di dati economici ottimisti.