Ancora una giornata debole per il dollaro, in attesa che i dati sui consumi e sull’inflazione – che verranno resi noti alla fine di questa settimana – facciano capire meglio che aria tira negli USA.
Il ha toccato un minimo su quattro mesi a 89,54, prima di ridurre le perdite e salire verso 89,70, mentre la major ha toccato 1.226 per la prima volta dall’8 gennaio, sostenuto da solide speranze di ripresa economica nel vecchio continente.
Il biglietto verde risente della pressione di una propensione al rischio globale e delle minori aspettative di un tapering anticipato da parte della banca centrale.
All’inizio della settimana, i funzionari della Fed Lael Brainard, Raphael Bostic e James Bullard hanno ribadito che gli aumenti dei prezzi dovrebbero essere solo temporanei e hanno affermato il loro sostegno a mantenere la politica monetaria accomodante, fino a quando l’economia non si sarà ripresa ulteriormente.
Come detto, proprio i prossimi dati sull’inflazione verranno monitorati con attenzione dagli investitori. Un’inflazione core superiore alle attese potrebbe infatti rilanciare i rumors di un inasprimento anticipato della politica monetaria da parte della Federal Reserve.
