Un brusco aumento delle previsioni di inflazione, spinge la FED ad anticipare l’aumento dei tassi di interesse, che potrebbero essere addirittura due entro la fine del 2023. Prima di quanto comunicato tre mesi fa.
E’ con questa proiezione che la FED ha scaldato il mercato, pur confermando una politica monetaria accomodante.
La banca centrale ha infatti lasciato invariato l’intervallo del tasso sui fondi federali allo 0-0,25%, ai minimi storici come previsto.
Reiterato anche il piano di quantitative easing, che proseguirà ad un ritmo di 120 miliardi di dollari al mese, di cui 80 miliardi in Treasuries e circa 40 miliardi in ABS.
La FED ha riferito che impiegherà tutti gli strumenti disponibili per sostenere l’economia degli Stati Uniti in questo momento difficile, per raggiungere la massima occupazione e la stabilità dei prezzi.
Nel frattempo, le nuove previsioni economiche hanno mostrato che il PIL dovrebbe crescere del 7% nel 2021, sopra il 6,5% nella proiezione di marzo. La crescita del 2022 è stata lasciata al 3,3%.
La disoccupazione è vista al 4,5% quest’anno, invariata rispetto alla proiezione di marzo, ma l’inflazione è vista molto più alta al 3,4% nel 2021 (2,4% a marzo) anche se si prevede un rallentamento al 2,1% nel 2022 (vs 2% a marzo).
Ma l’aspetto clou del meeting sono state le proiezioni trimestrali, in base alle quali 13 funzionari su 18 sono favorevoli ad almeno un aumento dei tassi entro la fine del 2023 (a marzo erano 7). Undici funzionari prevedono almeno due aumenti entro la fine del 2023. Inoltre, sette di loro sono favorevoli ad un aumento già nel 2022, rispetto ai quattro del meeting del 16 e 17 marzo.
La novità ha immediatamente spinto con forza il dollaro, che ha guadagnato oltre mezzo punto percentuale rispetto alle altre valute. Il è infatti schizzato oltre quota 91,1, al top di 6 settimane.
Il cambio è sceso più vicino alla soglia di 1,20, sui minimi di oltre un mese.
Intanto il rendimento dei Treasury a 10 anni è balzato di circa 5 punti base a un massimo di oltre una settimana.