Non giungono novità dall’Australia, dove la Reserve Bank ha mantenuto invariato il tasso di cambio al minimo storico dello 0,1% durante la riunione di luglio. E’ stato confermando allo 0,10% anche il target dei rendimenti dei titoli di stato a tre anni.
I responsabili delle politiche hanno anche deciso di estendere il programma di acquisto di obbligazioni almeno a metà novembre, ma ridurre l’importo acquistato a 4 miliardi di AUD a settimana, dagli attuali 5 miliardi di AUD.
La banca centrale ha ribadito il proprio impegno a raggiungere la piena occupazione e un’inflazione coerente con l’obiettivo. I responsabili delle politiche hanno anche ribadito che non aumenteranno il tasso di liquidità finché l’inflazione effettiva non sarà in modo sostenibile all’interno dell’intervallo target del 2-3%. Secondo lo scenario della RBA, questa condizione non sarà soddisfatta prima del 2024.
Dal comunicato diramato emerge comunque che “la ripresa economica è più solida di quanto atteso in precedenza”. L’RBA ha affermato che lancerà un’ulteriore revisione della sua politica monetaria a novembre.
Dopo il meeting della RBA, e soprattutto dopo la decisione di ridurre gradualmente il proprio stimolo all’economia, il dollaro australiano ha segnato un balzo nei confronti di quello Usa. Il cambio AUDUSD sale infatti a 0,758.
E’ interessante osservare come sia avvenuta la formazione di un doppio minimo, e che in questo frangente sta avvenendo il test per un possibile breakout (fonte grafica ).
Settimana scorsa il cambio era scivolato sui minimi di 7 mesi, per via della ripresa del biglietto verde americano e per i timori legati alla continua epidemia di coronavirus in alcune parti dell’Australia.