I mercati stavano digerendo a fatica le aspettative di un (irrazionale) taglio dei tassi di 100 punti da parte della Banca Centrale della Turchia, e per questo sono rimasti scioccati dall’ammontare del taglio, che è addirittura il doppio.
Nel meeting di questa mattina infatti la CBRT ha deciso di ridurre il tasso pronti contro termine a una settimana di 200 punti base al 16%, dopo aver fatto un taglio di 100 pb a settembre.
La banca suggerisce che c’è poco spazio ancora per allentare la politica fino alla fine dell’anno.
La mossa arriva in un momento in cui il Paese è alle prese con un’inflazione sopra al 19,58%, ben al di sopra dell’obiettivo medio del 5% e al livello più alto nei principali mercati emergenti (a parte l’Argentina colpita dalla crisi) .
Dietro questi movimenti illogici della CBRT c’è la mano di Erdogan. Il sultanto ha licenziato tre politicy makers la scorsa settimana, facendo capire chiaramente l’intenzione di imprimere la sua giioda anche alla banca centrale.
La Lira crolla ulteriormente, passando di mano a oltre 9,40 per dollaro (USDTRY), il più basso mai registrato.
La valuta di Ankara si è deprezzata di oltre il 20% quest’anno, a causa delle preoccupazioni sulla direzione della politica monetaria e poiché l’inflazione principale continua a volare.
A rendere il quadro ancora più complicato, sono le tensioni innescate dal presidente turco Erdogan con l’Occidente. Ha infatti minacciato di espellere gli ambasciatori di 10 Paesi occidentali dopo l’appello in favore della liberazione di un oppositore turco, Osman Kavala.