Come si attendevano gli analisti, la Banxico (l’istituto centrale del Messico) ha mantenuto fermo il costo del denaro al 8,25%, ovvero al livello più alto registrato dal 2009. Non è stata però una decisione unanime, infatti un membro del comitato di politica monetaria ha chiesto il taglio dei tassi di interesse, cosa che non accadeva da dicembre 2015.
Banxico prudente ma non accomodante
È la quarta volta di fila che la banca centrale decide di mantenere invariato il costo del denaro, dopo che nel triennio 2015-2018 c’erano stati rialzi per complessivi 525 punti base.
La Banxico ha affermato che manterrà una politica monetaria prudente e monitorerà i fattori macroeconomici, in un contesto in cui la crescita economica nazionale è debole e l’incertezza internazionale sale (soprattutto sul fronte commerciale).
L’istituto messicano vuole inoltre monitorare con attenzione l’andamento dell’inflazione (il target è al 3%), che di recente ha avuto pressioni al rialzo anche se dopo due rialzi di fila, l’indice dei prezzi al consumo è sceso leggermente al 4,28%.
Il tono della dichiarazione della Banxico è stato simile rispetto alla riunione precedente. Gli analisti hanno però evidenziato la possibilità di un approccio più da “colomba”, considerando il cambiamento nell’aspettativa della politica dei tassi della Fed. Ma quella della Banxico non si può dire sia ancora una dichiarazione accomodante netta.
Il rischio per il cambio USDMXN
Va però sottolineato un passaggio: “il rischio che il tasso di cambio subisca una pressione da fattori interni o esterni è aumentato”.
Il pensiero va a quanto accaduto un mesetto fa. Anche se da qualche settimana il peso è rimasto stabile verso 19,20 contro il dollaro, a fine maggio il cambio ebbe un sussulto dopo l’annuncio di tariffe su tutte le importazioni statunitensi dal Messico.
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Quell’allarme rientrò nel giro di pochi giorni, ma evidentemente la Banxico terrà in considerazione la possibilità che si ripetano escalation simili in futuro.