Come era previsto (e malgrado una decisione non unanime), la banca centrale del Messico ha aumentato il tasso di riferimento di altri 50 punti base, portandolo al 7%.
Quello fatto dalla Banxico è l’ottavo aumento consecutivo, che porta il costo del denaro ai massimi da febbraio 2020.
A spingere l’istituto centrale verso questa mossa sono le preoccupazioni sui rischi di inflazione al rialzo e le aspettative di un più rapido inasprimento della politica monetaria a livello mondiale.
L’inflazione primaria (7,68%) e quella core (7,16%) sono salite ad aprile ai livelli più alti dal gennaio 2001, sollevando preoccupazioni sul fatto che l’inflazione possa essere più persistente di quanto previsto in precedenza.
La banca prevede ora un’inflazione al 6,4% nell’ultimo trimestre dell’anno, dal 5,5% di marzo e una convergenza all’obiettivo del 3% da raggiungere nel primo trimestre del 2024.
Nel frattempo, i dati preliminari suggeriscono che l’attività economica è rimbalzata durante il primo trimestre.
Dopo il meeting della Banxico, il peso messicano si è rafforzato a 20,2 dollari (USDMXN), il livello più basso dal 6 maggio.
Il cambio tra le due valute raggiunse l’apice durante lo scoppio della pandemia, quando arrivò a 25,78 (aprile 2020).
Nel frattempo, la scorsa settimana il governo ha annunciato un piano semestrale per controllare l’inflazione aumentando la produzione di alimenti di base come mais, riso e fagioli.