Vigorosa sforbiciata ai tassi di interesse da parte della Banca centrale russa. L’istituto di Mosca ha ridotto il tasso di interesse di riferimento di 150 punti base, portandolo al 9,5%. Si tratta di un taglio maggiore rispetto a quello previsto dai mercati (100 pb).
La CBR ha così riportato il costo del denaro al livello che aveva prima dell’invasione dell’Ucraina.
Va ricordato inoltre che la banca centrale aveva fatto un taglio di 300 pb durante una riunione straordinaria due settimane fa.
I policy makers russi hanno affermato che valuteranno la necessità di un ulteriore allentamento nelle prossime riunioni, poiché l’inflazione sta rallentando rapidamente e il calo dell’attività economica è di entità inferiore rispetto a quanto inizialmente previsto ad aprile.
L’inflazione annua è ora stimata al 14%-17% nel 2022 e dovrebbe scendere al 5%-7% nel 2023 e tornare al 4% nel 2024.
Il tasso chiave dovrebbe raggiungere una media del 10,8%-11,4% nel 2022, 7%–9% nel 2023 e 6%–7% nel 2024.
A spingere la CBR verso il taglio del costo del denaro c’è anche la necessità di contrastare l’apprezzamento del rublo, che si mantiene vicino a livelli che non si vedevano da sette anni.
Il cambio USDRUB era sceso fino a 54,8, poiché i controlli sui capitali – benché allentati – stanno continuando a sostenere la valuta. Il ministero delle finanze ha affermato che gli esportatori russi non dovranno più vendere i loro guadagni in valuta estera. Il rapporto di conversione delle entrate obbligatorie per le attività denominate in esportazione era inizialmente fissato all’80%, ma il mese scorso è stato ridotto al 50%.