Si concretizzano i timori dei mercati: l’inflazione Usa torna inaspettatamente ad accelerare, mandando all’aria tutte le convinzioni che il picco fosse stato già raggiunto.
L’ultimo dato sul tasso di crescita dei prezzi dice 8,6% a maggio, ossia il maggior livello da dicembre 1981. Le previsioni di mercato erano dell’8,3%.
I nuovi dati sull’IPC arrivano in un momento in cui il mercato del lavoro è straordinariamente teso e la spesa dei consumatori sta rallentando. Così crescono le prospettive di aumenti dei tassi di interesse più aggressivi da parte della Fed, almeno durante la riunione di settembre.
Uno scenario quasi obbligato, che però potrebbe innescare anche rischi recessivi
La conseguenza sul mercato valutario è stata una forte crescita del dollaro (mentre tutte le Borse del mondo scivolano in modo pesante).
Il Dollar Index ha superato la soglia dei 104, avvicinandosi di nuovo a livelli che non si vedevano da vent’anni.
L’euro-dollaro (EURUSD) è sceso nuovamente vicino a 1,05, malgrado appena ieri la BCE abbia finalmente rotto gli indugi annunciando due strette a luglio e settembre.
Intanto il rendimento dei Treasury USA a 10 anni si è consolidato sopra il 3%, avvicinandosi a un picco triennale del 3,2%.