Il prezzo del petrolio crolla sotto i 100 dollari al barile, tra il rally del dollaro (che lo rende più “costoso” per chi lo importa) e i timori di recessione e le ripercussioni che questo avrebbe sulla domanda di barili.
L’Opec prevede che la richiesta di greggio viaggerà a un ritmo leggermente più lento del 2022, mentre l’AIE (Agenzia internazionale per l’Energia) avverte che “il mondo non ha mai assistito ad una crisi energetica così grave“, per via delle conseguenze dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia.
La ripresa dei contagi della sottovariante Omicron in Cina, dove diverse città stanno adottando nuove misure di contenimento, ha dato una nuova spallata al mercato. Del resto parliamo del principale importatore di output al mondo.
Il scambia così a 96,4 dollari al barile, mentre il viaggia sui 99,8 dollari.
Nel frattempo, dal lato dell’offerta rimangono timori di insufficienza, dal momento che i principali produttori sono limitati da vincoli di capacità mentre l’offerta russa rimane impantanata nelle sanzioni a causa della sua invasione dell’Ucraina.
Questa settimana Joe Biden volerà in Arabia Saudita, dove proporrà una maggiore produzione di petrolio dall’Opec (soprattutto Arabia o Emirati Arabi Uniti), nel tentativo di alleviare la pressione sui prezzi dell’oro nero.
Al tempo stesso il segretario al Tesoro americano Janet Yellen è in Asia per discutere i modi per rafforzare le sanzioni contro Mosca, incluso un tetto massimo sul prezzo del petrolio russo per limitare i profitti del paese e aiutare a ridurre i prezzi dell’energia.