Nel secondo trimestre il PIL Usa ha subito una nuova contrazione dello 0,9%, nettamente sotto le attese che puntavano su un rialzo dello 0,5%. Dal momento che anche nel trimestre precedente c’era stata una contrazione, gli Stati Uniti entrano in “recessione tecnica”.
Tuttavia questo concetto non spaventa ne’ molti economisti, ne’ l’amministrazione Biden, che anzi sostengono che l’economia statunitense sia ancora solida, anche se in frenata.
Anche Powell ieri aveva detto di preoccuparsi poco di una eventuale recessione tecnica, subito dopo che la FED aveva proceduto al quarto aumento dei tassi da inizio anno, nonché il secondo consecutivo da 75 punti base, per combattere l’inflazione elevata.
La recessione USA non ha spostato granché il dollaro. Infatti l’indice del biglietto verde rimane su 106,5, mantenendosi vicino ai minimi di due mesi, soprattutto a causa della “frentina” della FED riguardo alle prossime strette, che non saranno più così vigorose come le ultime.
Chi torna a scendere è l’euro, che scivola a 1,015, riavvicinandosi alla parità toccata all’inizio del mese, poiché i persistenti timori di recessione esacerbati dalla crisi energetica in corso in Europa hanno pesato sull’umore degli investitori, mentre l’inflazione non ha mostrato segni di picco.