I dati sull’inflazione non spostano granché la marcia dell’euro, che chiude il mese di luglio attorno a 1,02 rispetto al dollaro, dopo che di recente era sceso anche sotto la parità.
Secondo le stime preliminari, il tasso di inflazione annuo ha accelerato ancora, toccando un nuovo massimo storico dell’8,9% a luglio (era 8,6% a giugno, le aspettative erano al 8,6%).
L’indice dell’inflazione core (che esclude i costo di energia, cibo, alcol e tabacco) è salito al 4% dal 3,7%. Rispetto al mese precedente, i prezzi al consumo sono aumentati dello 0,1%.
Se la corsa dell’inflazione mette pressione alla BCE affinché spinga di più sull’acceleratore, un altro assist arriva dalla crescita del PIL, che è stata più forte del previsto.
L’economia dell’Eurozona è cresciuta dello 0,7% nel trimestre fino a giugno 2022, dopo una crescita dello 0,5% rivista al ribasso nel primo trimestre e battendo le previsioni di mercato di un aumento dello 0,2%. È la performance più forte in tre trimestri, spinta dall’allentamento delle restrizioni Covid e dalla stagione turistica estiva nei paesi del sud.
Tuttavia, l’euro non riesce a cavalcare queste notizie positive, visto che il cambio rimane verso 1,02.
La crisi energetica e la guerra in Ucraina sono tutt’altro che finite, mentre i tagli al gas naturale dalla Russia minacciano le prospettive per l’inverno, mettendo ulteriormente sotto pressione l’inflazione e di conseguenza i tassi di interesse.
Di recente la BCE ha iniziato a inasprire la politica monetaria per domare l’inflazione, e ha realizzato un aumento dei tassi di 50 pb.