Malgrado il sussulto di metà settimana innescato dal calo delle scorte di greggio statunitensi, i prezzi del petrolio chiudono decisamente in ribasso rispetto a 7 giorni fa.
Il prezzo del barile di è sceso a circa 97 dollari, mentre il è scambiato attorno ai 91 dollari. Entrambi viaggiano su un calo settimanale che si aggira attorno al 3%.
Negli ultimi giorni i due benchmark hanno anche toccato il livello minimo dallo scorso mese di marzo.
Le preoccupazioni per un rallentamento economico globale sono il driver principale del mercato petrolifero. I timori di recessione hanno continuato ad attanagliare i mercati delle materie prime, con la Federal Reserve statunitense intenta ad aumentare ulteriormente i tassi di interesse per frenare l’inflazione.
Questo timore supera il driver rialzista segnali di una domanda di carburante più solida a breve termine.
Dal lato dell’offerta, il graduale aumento della produzione russa si contrappone ai divieti dell’Unione Europea sul greggio moscovita e sulle importazioni di prodotti all’inizio del prossimo anno.
Sempre sul fronte dell’offerta, va rimarcato anche il possibile rilancio dell’accordo nucleare del 2015, che potrebbe aumentare le esportazioni di petrolio iraniano di circa 2,5 milioni di barili al giorno.