I dati sul mercato del lavoro fanno intravedere qualche crepa nell’economia a stelle e strisce, attenuando la pressione sulla FED e innescando un calo del dollaro.
Il report sui NFP
I Non Farm Payrolls evidenizano che l’economia statunitense ha aggiunto 315.000 posti di lavoro ad agosto, poco più delle previsioni (300mila), ma molto meno rispetto ai 526mila di luglio. Ciò vuol dire che il mercato del lavoro si sta un po’ raffreddando.
Allo stesso tempo il tasso di disoccupazione è salito inaspettatamente al massimo di 6 mesi del 3,7% mentre il tasso di partecipazione alla forza lavoro è aumentato al 62,4%, il più alto da marzo.
I salari medi orari sono aumentati meno del previsto (è considerato un indicatore predittivo delle spinte inflazionistiche).
Gli operatori stanno ancora scontando un aumento di 75 pb del tasso da parte della FED, ma queste probabilità di sono un po’ ridotte perché con un mercato del lavoro non molto solido, la FED potrebbe pensarci due votle prima di essere molto aggressiva.
La reazione del mercato
Per questo il è sceso a 109,2 venerdì, dopo aver raggiunto i massimi ventennali di quasi 110 all’inizio di questa settimana.
Il biglietto verde scende anche rispetto all’euro, con il cambio che si riaffaccia oltre la soglia della parità, pur rimanendo nell’orbita dei minimi ventennali.
Tuttavia la situazione è cambiata poche ore dopo: l’euro è scivolato nuovamente sotto la parità dopo che Gazprom ha annunciato che domani il Nord Stream non riaprirà, adducendo nuovi problemi tecnici.
Il rendimento dei Treasuries decennali è sceso al di sotto del 3,2% venerdì. Anche il rendimento dei Treasury a due anni è sceso, ma si mantiene vicino ai massimi degli ultimi 15 anni al 3,41%.