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PETROLIO, l’Europa fissa il price cap mentre l’OPEC+ si prepara al meeting

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Il Brent scende a 88 dollari per barile, il WTI invece si ferma sopra 93

Si chiude un’altra settimana di passione per il petrolio. Brent e WTI hanno recuperato proprio prima del weekend una parte di quanto perso in precedenza, ma la settimana si è comunque chiusa con un netto calo, il peggiore da un mese a questa parte.

Il scende a 88 dollari per barile, il invece si ferma sopra 93.

La prospettiva che l’OPEC+ possa tagliare la produzione nella riunione della prossima settimana ha propiziato il rimbalzo dell’oro nero, anche se diverse fonti ritengono più probabile una conferma dei livelli attuali.

Tuttavia, rimangono ancora più robusti i timori che l’economia globale possa vivere una brutta fase di recessione, con conseguente calo della domanda di greggio.
Inoltre i progressi per rilanciare l’accordo nucleare del 2015 hanno ulteriormente colpito i prezzi del greggio, giacché un accordo potrebbe sbloccare flussi sostanziosi dall’Iran.


La giornata di venerdì è stata però caratterizzata da un altro importante evento. Il G7 dei ministri delle Finanze ha infatti annunciato un accordo per imporre un price cap sul petrolio russo, così da calmierare la corsa dei prezzi delle materie prime.
Questa mossa ha innescato subito la controreazione russa. Poche ore dopo infatti Gazprom ha rimandato la riapertura del gasdotto Nord Stream, adducendo come motivazione un nuovo guasto che impedisce di riattivare il flusso dalla Russia verso l’Europa.

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