Come ormai ci si aspettava, la Federal Reserve ha effettuato la terza stretta consecutiva da 75 punti base (quinto rialzo dei tassi dall’inizio dell’anno).
Il FOMC, l’organo di politica monetaria della banca centrale statunitense, ha spinto il costo del denaro in una forchetta fra il 3% e il 3,25%, ai massimi dal 2008.
Gli attuali rialzi dei tassi di interesse sono appropriati, afferma la Fed, sottolineando che sono in arrivo altri aumenti per contrastare l’impennata dei prezzi, che sono giunti ai massimi degli ultimi 40 anni.
La Federal Reserve ha rivisto al rialzo, dal 3,4% al 4,4%, la stima del livello di tassi di interesse in media a fine 2022, prima di raggiungere il 4,6% nel 2023.
La decisione della FED ha ampliato il rally del dollaro.
Il è salito a 111,5, un nuovo massimo da giugno 2002, prima di ridurre alcuni guadagni.
Il cambio è crollato al di sotto di $ 0,99, aggirandosi attorno al livello più debole dal 2002 (la BCE potrebbe alzare i tassi di interesse tra 50 e 75 punti base a ottobre, nonostante i rischi di recessione).
Nel frattempo, le previsioni di crescita del PIL sono state riviste al ribasso. La banca centrale USA prevede un brusco rallentamento della crescita del Pil statunitense, pari ad appena lo 0,2% quest’anno, ma un ritorno all’espansione nel 2023, con una crescita annuale dell’1,2%.
La valuta statunitese ha ricevuto un ulteriore impulso – nella sua veste di bene rifugio – dopo che il presidente Putin ha annunciato una parziale mobilitazione militare in Russia, in una significativa escalation del conflitto in Ucraina.